Santa Messa presieduta dal Vescovo Mons. Corrado Sanguineti presso la Cattedrale di Pavia, in memoria del Servo di Dio don Enzo Boschetti nel 25° anniversario del suo transito al Padre.
Pavia Siamo qui raccolti per celebrare l’Eucaristia in memoria e in suffragio del Servo di Dio don Enzo Boschetti, a due giorni dall’anniversario del suo transito alla casa del Padre, avvenuto venticinque anni fa, il 15 febbraio 1993. “Eucaristia” significa “rendimento di grazie” e noi desideriamo rendere grazie al Padre per il dono che è stato e che è don Enzo per tutti noi, per voi membri, amici e ospiti della “Casa del Giovane”, per tutta la Chiesa di Pavia. Rendiamo grazie per l’opera che lo Spirito ha realizzato nella vita di questo sacerdote, una vita intensa, travagliata, con passaggi anche dolorosi, una vita feconda che ha generato vita intorno a sé, che ha aiutato tanti giovani a ritrovare ragioni vere di speranza. Rendiamo grazie per la realtà che il Signore ha suscitato attraverso il cuore di don Enzo e attraverso coloro che si sono coinvolti con lui, nel vivere in modo più radicale e autentico il Vangelo, nel servizio ai poveri, agli “scartati” di ieri e di oggi, a chi rischia di restare ai margini della storia, ignorato e dimenticato da tutti. Questa celebrazione ha dunque un carattere di gioia, esprime un senso di festa e di gratitudine: festa perché siamo convinti che don Enzo abbia raggiunto la pienezza della santità, e quindi il giorno anniversario della sua morte sia il suo dies natalis, il giorno della sua nascita alla gloria e alla vita del cielo. Con fiducia accompagniamo il percorso verso la sua beatificazione e preghiamo perché arrivi presto il giorno in cui lo potremo venerare come un figlio santo della Chiesa. Certo, nel cuore, già ci rivolgiamo a lui con questa intima certezza, e sicuramente tra noi c’è chi ha già sperimentato la forza della sua intercessione, la sua vicinanza che prosegue, oltre la soglia della morte: desideriamo però che sia riconosciuto beato dalla Chiesa, per essere collocato davanti a tutti, perché la testimonianza della sua vita possa parlare a molti e diventare sorgente di speranza. Carissimi fratelli e sorelle, è bello che questa celebrazione avvenga nella prima domenica di Quaresima, e che oggi la liturgia ci proponga il vangelo di Gesù tentato nel deserto. Il breve racconto di Marco, con pochi tratti, rievoca la misteriosa esperienza, vissuta da Cristo nel deserto di Giuda, all’inizio della sua missione, dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni: «E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc 1,12-13). Potrebbe sembrare un racconto strano: Gesù è letteralmente sospinto, quasi con violenza, dallo Spirito nel deserto, e lì per quaranta giorni – un tempo pieno – rimane, tentato da Satana, dal Nemico. Vedete, amici carissimi, il deserto non è solo un luogo fisico, ma anche un luogo interiore, un passaggio delicato e decisivo nella vita: non si diventa grandi, non si matura nella fede, non si acquista un volto compiuto senza attraversare il deserto, senza passare attraverso tempi di silenzio, di solitudine, nei quali s’impara a stare con se stessi, a riconoscere le luci e le tenebre che ci abitano, ad ascoltare la voce di Dio che parla nel silenzio e che apre un cammino davanti a noi. Non è forse l’esperienza vissuta da don Enzo? La sua opera, così cresciuta nel tempo e affidata a voi amici della “Casa del Giovane”, ha le sue radici nel tempo lungo di “deserto” che don Enzo ha saputo attraversare nella sua giovinezza, nei suoi periodi d formazione, di crescita nella preghiera, di maturazione sofferta della sua vocazione sacerdotale nella Chiesa, per i giovani. A tutti noi, che viviamo il dono di questa memoria grata di don Enzo, il segno del “deserto” presente all’inizio del cammino di Gesù, come all’inizio del percorso del nostro Servo di Dio, racchiude l’appello a non avere paura di entrare anche noi nel deserto, con Cristo, con don Enzo, a lasciarci condurre alla verità di noi stessi in questo incontro “faccia a faccia” con Colui che sa parlare nel silenzio.
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